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L’Associazione Culturale Islamica Trinese Al Ferdauss ha pubblicato un comunicato in risposta all’ordinanza firmata dal sindaco Daniele Pane che vieta di coprirsi il volto nei luoghi pubblici, misura già regolata a livello nazionale dalla legge 152 del 1975.

Nel documento, l’associazione riconosce l’intento dell’ordinanza legato alla necessità di riconoscibilità del volto, ma contesta fermamente il tono e i contenuti del comunicato ufficiale del sindaco. In particolare, si legge nel comunicato:
“Tuttavia, contestiamo con fermezza il tono e il contenuto delle dichiarazioni rilasciate nel comunicato pubblico del Sindaco Pane Daniele, in particolare quando si fa riferimento alle donne che indossano il niqab o il burqa come a soggetti ‘segregati’ o ‘privati della dignità’. Tali parole non solo risultano offensive e irrispettose verso le donne musulmane, ma veicolano un giudizio ideologico e generalizzante, ignorando il fatto che molte donne scelgono liberamente e consapevolmente di indossare determinati abiti per motivi religiosi, identitari o culturali”.

L’associazione denuncia inoltre che:Questa narrazione alimenta stereotipi e crea una rappresentazione distorta e paternalistica, che svilisce il principio costituzionale di libertà religiosa e autodeterminazione. Inoltre, segnaliamo con preoccupazione che nelle ore successive alla diffusione del comunicato, si è scatenata una reazione allarmante da parte di alcuni cittadini trinesi, che sui social network hanno espresso commenti carichi di odio, sarcasmo e pregiudizio verso la comunità musulmana e verso le donne che indossano il velo. Di fatto, le parole del Sindaco hanno fornito una legittimazione implicita a chi ha intenzioni discriminatorie, contribuendo alla polarizzazione sociale e alla creazione di un clima di tensione e schieramenti che nulla ha a che vedere con la convivenza civile”.

Conclude la nota: Riteniamo che un rappresentante delle istituzioni abbia il dovere di unire e non dividere, di proteggere tutte le cittadine e i cittadini, senza discriminazioni, e soprattutto di non prestarsi a linguaggi divisivi o carichi di giudizio morale. In virtù di quanto sopra, chiediamo: una rettifica pubblica del contenuto del comunicato, almeno nella parte in cui si fanno affermazioni sulle donne musulmane e sul loro ruolo sociale e un richiamo alla responsabilità civica da parte di tutta la cittadinanza, affinché si evitino derive discriminatorie e offensive. Confidiamo in un chiarimento e in un dialogo costruttivo, nel rispetto reciproco e dei valori democratici che tutti condividiamo”.

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