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Ha preso ufficialmente il via lunedì 7 luglio, a Vercelli, la Scuola della Didattica Junior (SDJ), progetto promosso dall’Accademia Italiana di Economia Aziendale (AIDEA) e pensato per formare la prossima generazione di docenti universitari. Destinata a ricercatori, dottorandi e assegnisti, la scuola si propone di fornire strumenti pratici e riflessioni critiche per affrontare con consapevolezza e competenza le sfide della didattica accademica.

Ad aprire i lavori due figure simboliche per l’Università del Piemonte Orientale (UPO): il rettore Menico Rizzi, che ha tenuto la prolusione inaugurale, e il professor Giorgio Donna, ordinario in quiescenza di Economia aziendale ed ex Direttore Generale dell’UPO, primo docente a intervenire nel programma.

Rizzi: “La didattica deve uscire dai confini settoriali”

Nel suo intervento, il rettore Rizzi ha sottolineato il valore centrale della formazione nella missione dell’università. Un compito, ha spiegato, che non può più limitarsi a una trasmissione settoriale delle nozioni, ma che richiede un approccio multidisciplinare, capace di formare studenti più flessibili, consapevoli e pronti ad affrontare contesti complessi e in continua evoluzione.

Rivolgendosi ai partecipanti, il rettore ha lanciato un messaggio di responsabilità ma anche di speranza: “Siete voi – ha detto – a poter innescare un cambiamento dal basso. Non abbiate timore di far sentire la vostra voce, di creare reti e proporre soluzioni innovative. Le idee dei giovani sono un patrimonio da valorizzare, non da mettere in secondo piano.”

Verso una nuova valutazione della didattica

Uno dei passaggi più significativi del discorso ha riguardato il tema della valutazione. Rizzi ha evidenziato come i metodi tradizionali d’esame, spesso incentrati sull’apprendimento mnemonico a breve termine, non siano più sufficienti per misurare le reali competenze degli studenti. Serve, ha detto, un ripensamento delle modalità di verifica, che includa:
- discussione critica,
- lavori di gruppo,
- valutazione delle soft skills e delle competenze trasversali.

Un’evoluzione necessaria, seppur complicata dalle difficoltà pratiche, come la mancanza di tempo e risorse per i docenti.

Spazio alla didattica di qualità

Nonostante la rigidità dei concorsi nazionali, Rizzi ha ricordato che gli atenei godono di una certa autonomia per premiare e incentivare la qualità della didattica attraverso meccanismi interni. Investire nella formazione dei docenti e nella sperimentazione di nuovi modelli didattici, ha concluso, è una strada da percorrere con decisione.

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